Anche nel canto esistono affinità elettive, misteriosi echi e richiami tra un tempo passato a un tempo presente, tra una civiltà lontana e una civiltà vicina. L'incontro tra la musica dell'italiano Pietro Cimara e la voce del soprano giapponese Keiko Yamada si inscrive in questo misterioso connubio. Non è facile esprimere vocalmente un mondo poetico come quello di Cimara, intessuto di vuoto e non di pieno, un mondo che vive di impalpabili, delicate e fuggevoli sensazioni, intrise del senso epifanico del presente. In effetti, privati dell’impalcatura tecnico-vocale della voce ‘impostata’, adatta solo a esprimere la retorica dei sentimenti plateali, i cantanti ‘normali’ si trovano a disagio e privi di adeguati strumenti, se messi di fronte alla dimensione del silenzio, dell’essenziale e dell’impercettibile, che rappresenta l’elegantissima cifra di queste melodie di Cimara. Occorre infatti non solo una voce naturalmente duttile (non ‘impettita’ né ‘in posa’), ma anche una seria educazione vocale, basata sul senso belcantistico del ‘dire sul fiato’ e non sul moderno ‘declamare coi muscoli’…. Il soprano Keiko Yamada mostra di possedere questa ‘arte della trasparenza’, mettendo in luce un suono morbido, luminoso e legato, in grado di rendere non solo i momenti di intensità, ma anche le sfumature e le intenzioni espressive più delicate del suggestivo mondo poetico di Cimara."　　　 

Antonio Juvarra